Le ultime settimana di matinèe al Cinema Farnese Persol sono state intensissime, tanto che non sono riuscita a tenere il passo con il blog per darvi conto di tutto. Sono stata letteralmente sommersa da una caterva di domande da parte di studenti delle medie dopo la visione di Hugo Cabret: ma Melies è esistito davvero? L'automa lo ha costruito veramente? Le sue macchine sono conservate da qualche parte? E tante altre domande, perchè gli studenti delle medie normalmente, rispetto ai loro colleghi più grandi, hanno meno remore, non subiscono ancora i condizionamenti del gruppo e lasciano andare la loro curiosità attraverso una selva di mani alzate. Evviva!
Ma davanti a due film impegnativi come Romanzo di una strage e Diaz, anche gli studenti delle superiori, rispettivamente del Liceo Majorana e del Vittoria Colonna per il primo film, in due differenti giornate, e del Liceo Gassman per il secondo, hanno dimostrato di aver seguito i film con interesse (testimoniato dal silenzio con cui ascoltavano le mie parole e quelle degli ospiti e dalle domande di spessore che hanno fatto). Gli studenti del Majorana e del Vittoria Colonna si sono dovuti accontentare della sottoscritta, perchè purtroppo Marco Tullio Giordana non è riuscito ad intervenire in quanto lontano da Roma, nonostante la grande disponibilità dimostrata davanti al mio invito, ma abbiamo provato, insieme al mitico prof. Centola e alla prof.ssa Palombelli, a rispondere a cioò che ci veniva chiesto. Non è stato facile, di fronte a domande del tipo: " Quali sono state le conseguenze di quanto accaduto a Piazza Fontana, sull'oggi, su come viviamo la politica?"; " Quando si è smesso di sparare e si sono potuti considerare finiti i cosiddetti anni di piombo?"; "Ma le basi Nato di cui si parla nel film sono una pista reale?"; "Come è possibile fidarsi di uno Stato quale quello rappresentato nel film?". Ma è bello mettersi in gioco di fronte ai ragazzi, raccontare loro dati, ciò che si è letto, che si è studiato, ma anche i risultati di una riflessione personale che io, quanto i professori, abbiamo sicuramente eleborato e trasferito nelle nostre risposte. Con l'intento, sia ben chiaro, non di proclamare delle verità, ma di insegnare ai ragazzi a porsi il problema di fronte alle cose che vedono, leggono, sentono, ad incuriosirsi e fare in modo che possano, attraverso tutti i canali che hanno a disposizione, pensare criticamente e farsi un'opinione personale.
Più fortunati gli studenti (anche se in maggioranza ragazze) del Liceo Gassman, che hanno avuto la fortuna di avere in sala, dopo la proiezione del film, il regista, Daniele Vicari, il produttore, Domenico Procacci, e il regista del documentartio Black bloc, Carlo Bachschmidt, oltre alla sottoscritta e alla prof.ssa Di Lunardo. Un'ora intensa di domande, di risposte, di racconti, che hanno portato il discorso su argomenti importanti, la politica, nel senso più ampio e più alto, la responsabilità personale, la democrazia, la sua assenza, il ruolo del cinema, la giustizia, la tortura, la Tobin tax, il Genova Social Forum, il movimento di Seattle. Il tutto non in maniera astratta, ma partendo dalla vicenda Diaz, dall'esperienza dei due registi, dalle vittime, dagli atti processuali, dalle testimonianze anche di quei poliziotti che hanno accettato di incontrare il regista. E cercando di parlare a dei ragazzi con idee anche diverse e con la possibilità di contestare il film, come quella ragazza che ha chiesto: "Perchè ha voluto fare un film che denigrasse la polizia?" (questo il senso, non ricordo le parole precise). E dopo aver invitato gli altri studenti a rispondere, è stato interessante ascoltare le risposte di Vicari, quelle di Procacci e il racconto di Bachschmidt sul suo documentario, su ciò che ne è stato del Genova Social Forum, come chiesto dalla professoressa. Un'ora che ha rappresentanto un momento altissimo dell'esperienza di Farnese CinemaLab, che si nutre proprio dell'incontro tra le giovani generazioni e il cinema di qualità e, quando possibile, dell'incontro anche con chi questo cinema lo produce, lo fa, lo proietta, lo studia e cerca di portarlo all'attenzione del cosiddetto pubblico giovane.
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