mercoledì 14 settembre 2011

27 Volte Cinema - stasera appuntamento imperdibile al Farnese



Questa sera, alle 2030, al cinema Farnese Persol, Giorgio Gosetti ci parlerà dell'iniziativa 27 Volte cinema che ha visto coinvolto a Venezia il nostro Lorenzo, prode ed entusiasta rappresentante di Farnese CinemaLab, il quale sarà presente, insieme alla sottoscritta, per testimoniare di quanto vissuto durante i giorni veneziani, e dei progetti di Farnese CinemaLab. Vi aspettiamo numerosi. A seguire, mini concerto di Enzo Gragnaniello e proiezione del film Radici di Carlo Luglio.

lunedì 12 settembre 2011

Undicesimo giorno - Venezia a Roma




Pensavate che il tormento quotidiano fosse finito, eh? E invece la sindrome da proiezioni continua, e siccome c'è la manifestazione Venezia a Roma, come resistere e non andare a vedere quello che ho perso a Venezia (solo perchè le giornate non durano più di 24 ore?). Stasera ho quindi recuperato Piazza Garibaldi, il documentario di Davide Ferrario. Nonostante il parere negativo di Peter, debbo dire che a me è piaciuto. È molto triste, perchè ti mette davanti agli occhi molte delle brutture italiane, ma ti invita anche ad interrogarti, a fare della letteratura anche uno specchio della realtà, a confrontarsi con la realtà attraverso un testo, una visione. E come, dice Savinio, recitato da Filipo Timi, l'italiano è incombustibile, è refrattario come un tegamino di coccio. Il tutto sottolineato dalla splendida musica di Verdi.



Ho saputo anche che ciò che scrivo in questo blog suscita interesse, tanto che qualcuno ha dissentito da ciò che ho scritto su un film durante i giorni della mostra, esprimendo la propria rimostranza al direttore del Cinema Farnese. Non so di quale film si tratti, ma vorrei precisare che i miei giudizi sono ovviamente personali ed opinabili, e che chiunque la pensi diversamente ha la possibilità di commentare su questo stesso blog, dove non ci sono filtri o password...pertanto, dissentite pure! Sono felice che, innanzitutto, il blog venga letto, e che venga anche tenuto in considerazione, vista la rimostranza. Leggete, dissentite, ma soprattutto, andate al cinema. Se c'è una cosa che vi posso garantire è che scrivo solo di film che ho visto...e quello che scrivo è ciò che penso in tutta sincerità! W chi la pensa diversamente da me!

sabato 10 settembre 2011

Nono e decimo giorno dal Lido - E Sokurov fu!!




Le ultime due giornate al Lido sono state caratterizzate da una generale rilassatezza che ha avvolto anche me…quindi, con vostro grande stupore, vi comunico che tra ieri ed oggi ho visto solo tre film. Incredibile, vero? Comunque, scorrendo il programma, mi sembra di aver totalizzato lo stesso numero complessivo di film, anzi, uno in più cioè 38…evidentemente è una consuetudine che diventerà tradizione!
Ieri, come detto, una incredibile concessione: sveglia alle 9!! E poi al Lido per assistere alla proiezione del film di Bellocchio Nel nome del padre, nella sua nuova versione 2011 in occasione del Leone d’oro alla carriera che è stato concesso al regista. Che dire? Un film bello tosto, molto corrosivo, molto duro, politico, molto chiaro nelle sue tesi, nella sua lotta, nell’affermazione delle posizioni. Contro la Chiesa, nel suo intendersi quale istituzione e le aberrazioni di certi ambienti. Contro il conformismo, la bigotteria, il tutto in uno stile fortemente connotato dall’epoca in cui il film è stato girato, e cioè il 1971, con il grottesco a farla da padrone. In questa nuova versione dovrebbe anche uscire nelle sale. Da vedere, con il senno di poi di cui disponiamo.
La giornata di ieri è poi proseguita con un pranzo-incontro con i colleghi della giuria. Non è stato facile comporre il nostro giudizio, ma alla fine abbiamo trovato il film che meglio rispondeva ai criteri di scelta che ci erano stati assegnati e alla nostra impressione personale. Abbiamo deciso di premiare O le Tulafale, il film samoano, perché in maniera molto delicata ha raccontato, avendo come sfondo un’ambientazione per noi “esotica”, una storia universale di amore, coraggio, morte, tradizioni, il tutto con uno scorrere lento e tranquillo delle immagini, ma non senza coinvolgimento.
E dopo uno spritz al Leon d’oro con Roberto, che avevo conosciuto lo scorso anno alla mostra, un Rossigni all’Excelsior per la chiusura dell’incontro Agiscuola, e poi un piadina party al Club Orizzonti e per finire la serata conclusiva di 27 volte cinema e dei Venice Days, con la proiezione, nello spazio dedicato alle Giornate degli autori, cioè la Pagoda, da quest’anno, del film Valdagno, Arizona, con concerto dei musicisti presenti nel film capeggiati da Umberto Marzotto. Insomma, di cocktail in cocktail, di film in film, con bella musica per finire, e il tutto in riva al mare!!
Oggi, abbandonati tutti i progetti turistici, giornata casalinga di relax, con puntata al Lido nel pomeriggio per recuperare uno dei film delle Giornate degli autori che mi avevano segnalato Donatella e Loredana come impedibile, e che tra l’altro ha vinto l’Europa Cinemas Label. Sto parlando di Presumè coupable. Ritmo serrato, ottenuto non solo grazie alle vicende ma anche al succedersi delle inquadrature, vicenda più che avvincente e che purtroppo è una storia vera, è un film di grande qualità, sia per forma che per contenuto, che mi auguro possa uscire presto in Italia.
A conclusione, mentre vi scrivo, sono già stati assegnati i premi ufficiale. Non so per gli altri premi, perché non ho visto tutti i film, e non posso giudicare, ma una cosa è certa: il leone d’oro, per una volta, è stato assegnato al film che lo meritava davvero, e cioè Faust di Sokurov. Come ho sentito dire da un ragazzo al bar qualche giorno fa, è come se ad un concorso di poesia partecipasse Dante. L’opera di Sokurov è talmente al di sopra di tutte le altre, che sarebbe stato scandaloso non vincesse. E per una volta, le cose sono andate come dovevano andare!
Bilancio? A livello organizzativo le cose sono notevolmente peggiorate, diciamo che anche la qualità generale dei film è stata forse un po’ al di sotto delle aspettative. La cosa che non mi delude mai, ma che non può essere attribuita come merito agli organizzatori, è la possibilità di incontro con le persone, che nel caso del Lido è agevolata dalla vicinanza dei luoghi, dal loro essere circoscritti ad una area non troppo estesa. Non posso non menzionare gli straordinari ragazzi che ci accoglievano ogni giorno alla Sala Perla, Morris, Surinder, Michele …Donatella e Loredana che ho conosciuto tramite loro. I miei colleghi giurati, Evelyn e Michael, e poi la bionda signora e il ragazzo di Torino che assomiglia ad Andrea con cui ho condiviso spesso la stessa fila, e gli incontri, anche rapidi e fugaci, con persone conosciute lo scorso anno o conoscenza romane, davanti ad uno spritz o a un cappuccino sulla spiaggia, Federico, Mario, Denise (anche se lo sprizt non siamo riuscite a prenderlo!! Ci rifaremo!), Gianni, Angela, la prof.ssa Della Fornace, Roberto, le due Emily di Europa Cinemas, e Fatima e Lucas, lo stesso Lorenzo e gli altri ragazzi di 27 volte cinema, così giovani e simpatici! Insomma, come lo scorso anno, fattore umano 10 e lode!!
Ma se la mia esperienza alla mostra e la mostra di Venezia finisce qua, una sua bella appendice ci attende la prossima settimana a Roma. Sto parlando deiVenice Days, e da martedì 13 vi aspettiamo numerosi al Cinema Farnese Persol per vedere ciò che avete perso non venendo a Venezia!! Mercoledì 14, in particolare, un trio formato dal grandissimo Gosetti, dalla sottoscritta e dal nostro inviato per 27 volte cinema, Lorenzo Conti , sarà presente in sala per raccontarvi anche di questa bella esperienza fatta da un gruppo di 27 giovani europei alle prese con gli autori e i loro film. Vi aspettiamo numerosi!

venerdì 9 settembre 2011

Ottavo giorno dal Lido (e non Ludo!) - L'Oiseau

L’ottavo giorno al Lido ha visto come apertura della mattinata il film francese L’Oiseau. Dopo giorni e giorni alla ricerca di un film della sezione Orizzonti che potesse piacermi, ecco che l’ho trovato. Un film delicato, silente, che segue e ci racconta il percorso di una donna che torna alla vita dopo una fase di pura e semplice sopravvivenza. I motivi si capiscono durante il corso dell’opera, ma la cosa più bella è il fatto che tutto viene solo accennato, lasciato intuire, senza didascalie eccessive, senza eccessive spiegazioni. Ed è dolce e coinvolgente osservarla mentre torna a vivere quando arriva la necessità di prendersi cura di un altro essere. Un piccolo uccellino, in questo caso, che però ha la forza di riportare la protagonista alla vita, con il bene e il male che questa porta con se. Qualche difetto nella regia, ma stiamo parlando di nuove leve, e pertanto ci sono i margini di miglioramento,Purtroppo uno dei colleghi giurati non condivide il mio stesso entusiasmo, quindi, vedremo!

Il secondo film della giornata di ieri è stato L’ultimo terrestre, di Pacinotti, meglio noto come GIPI. Il giudizio sul film è sospeso. Nel senso che mi è piaciuto tantissimo il ruolo del protagonista, sia per come è scritto che recitato, tanti spunti interessanti, anche risate e battute fulminanti, specialmente all’inizio, ma quello che è un po’ mancato è il ritmo. Comunque un’opera innovativa, che ci porta in modo stralunato e originale a parlare della diversità che ognuno di noi porta in se in quanto essere umano…o alieno!! Il confronto, la capacità di mettersi in ascolto, e soprattutto di pensare, accendere il cervello senza seguire il gregge, a occhi chiusi. Interessante, da vedere.

Nel pomeriggio, fuga dalle proiezione per l’incontro con l’amato Sokurov, che però era prostrato dalla fatica. Qualche foto ravvicinata il bottino dell’incontro.

In serata, altri due film di Orizzonti. L’attesissimo Kotoko di Shinya Tsukamoto, a quel che si dice un nuovo Kurosawa. Il film è fatto benissimo, e a quanto sembra rientra nello stile del regista, per cui i suoi sostenitori erano in delirio. Ma un’ora e mezzo di urla, vene tagliate con relativa inzuppata di sangue, forchette piantate sulle mani dei malcapitati ammiratori della protagonista Kotoko, che per concludere in bellezza tenta di strangolare il figlio, per me e i miei gusti vanno oltre quella che può essere giustificata come espressione artistica. Certo,ognuno ha la sua sensibilità, per me era troppo!! Il successivo film coerano è stato stroncato sul nascere, dopo 10 minuti…quindi, a domani!!

mercoledì 7 settembre 2011

Settimo giorno dal Lido - Sokurov il salvatore

Come vi avevo anticipato questa settimana giornata dal Lido si è aperta con il film della Comencini, cioè Quando la notte. Premetto che proprio in visione dell'uscita del film, qualche settimana fa ho comparto il libro, scritto dalla stessa regista, da cui il libro è tratto, per essere preparatissima. Il libro mi aveva preso a tal punto che, acquistato il venerdì sera, la domenica mattina era già finito, con l'avidità di lettura che prende solo nelle buone occasioni. Ecco, forse la maggiore pecca del film è proprio quella di non riuscire, nonostante le intenzioni, a creare quel pathos che è il punto di forza del libro. La prima parte del film crea l'aspettativa, anche perchè la vicenda deve ancora dipanarsi, e lo fa anche attraverso dei meccanismi che uno dei giornalisti in conferenza stampa ha definito da horror, da thriller. Musica alternata ad assenza di rumore, lo sguardo sfocato della soggettiva di Manfred che mette a fuoco se indossa gli occhiali, le montagne che incombono. Il guaio è arrivato nella seconda parte del film, quando la vicenda è entrata nel clou e si sono dovute spiegare le cose. I dialoghi sono andati a costituire delle didascalie che raccontavano quello che nel libro eras un dialogo tutto interiore. E purtroppo, realizzati in modo secco, diverso da una normale conversazione, ma con quei toni lapidari e definitivi che la stessa sceneggiatrice ha ammesso essere una scelta stilistica, gli stessi dialoghi, le frasi così ponunciate hanno prestato il fianco al doppio senso, all'ilarità data forse proprio dalla loro prenetorietà a mo' di sentenza. Ecco allora la Cescon dire: “La mamma di Mafred e Albert (che li ha abbandonati, ndr) voleva molto bene ai figli, aveva preparato loro la merenda”... e la conversazione finisce lì, la scena cambia e la sala esplode in una risata incredula. Quello che nel libro è il sospetto che Mnafred nutre nei confronti di Marina, qui viene esplicitato in una accusa, e si perde quel mistero tra i due personaggi e gli sguardi torvi di Timi diventano dunque eccessivi dopo che ha esplicitato con le parole la sua accusa. E non vi cito altre battute (andremmo sull'osceno) ma verso la fine della proiezione era tutto un rumoreggiare, fischi, risate a crepapelle e il gioco cinico della distruzione della drammaticità del film. Gelo alla conferenza stampa...ma passione oltre.

Ho deciso di saltare la proiezione delle 11 per accettare l'invito delle due amiche conosciute ieri di pranzare insieme in un ristorante nella zona di Malamocco, sempre al Lido. Pranzo nel giardino, pitti tipici (quanto è buono il baccalà mantecato!) e tante belle risate con Donatella, Loredana, Surinder e e Morris!

Ma la sezione orizzonti mi aspettava al varco con la proiezione delle 1630...e direi di sorvolare sul film per passare a quella che ormai rappresenta l'arca di Noè di questo festival in balia delle onde riguardo alla qualità dei film. Sto parlando di Sokurov, e del suo Faust. E non è vero che la stanchezza può stravolgere completamente il giudizio su un film, come ipotizzava oggi Alberto riguardo la reazione dei giornalisti davanti al film della Comencini. Nonostante sia passata una settimana e siamo tutti un po' sconvolti per le levatacce, l'overdose di film, ect, questa sera, di fronte al capolavoro di Sokurov, di 2 ore e 15 minuti di lunghezza, che racconta il Faust di Goethe, con le difficoltà di testo e rappresnetazione che ne possono conseguire, nessuno si è sognato di fare alcuna ironia, ma un religioso silenzio di ammirazione ha accompagnato tutto il film. Affascinante la vicenda di questo dottore che “ha perduto il senso della vita (…) ed è un viandante che striscia tra le valli della vita”, imparando che sono tre le cose che legano gli uomini e le donne, cioè “ soldi, voluttà e coabitazione” pur essendo partito dalla convinzione che “l'amore non conosce nessun di deve”. Grande ritmo, battute fulminanti sparse qua e là: “è un pazzo? . No, è un russo”, “è sempre nervoso il vostro assistente. - Si, è un filosofo!”. La diabolica presenza sentenzia nel finale che l'uomo vuole volarre ma non sopporta la vertigine, mentre gli spettatori sono trascinati nella vertigine che il film, attraverso il meraviglioso taglio di luce scelto, la cura estrema di ogni singola inquadratua, le scene riprese con l'effetto ottico di una lente d'ingrandimento che rende dunque “obliquo” lo sguardo, le illuminazioni e la vivacità dei colori della scena del bosco e di Faust con Margarete, insomma, il saper fare grande cinema applicato ad un grande testo, riuscendo a catturare l'attenzione degli spettatori per più di due ore, è proprio solamente dei grandi, e non vi è alcun dubbio che Sokurov lo sia e continui ad esserlo. Di fronte a tali elaborazioni e produzioni, spesso mi sento piccola piccola e mi rendo conto di riuscire a percepire e penetrare forse solo parzialmente nell'abisso di cultura che viene spalancato. Si è forse capito qual è il mio film preferito, a cui avrei assegnato seduta stante il Leone d'oro?

Sesto giorno dal Lido - Would you have sex with an arab?


Un po’ in ritardo vi riporto le impressioni della sesta giornata che si è aperta con la proiezione del film fuori concorso di Ermanno Olmi, Il villaggio di cartone. Lo attendevo da tempo, perché Olmi è uno dei miei registi preferiti, perché sapevo che nel cast c’era Rutger Hauer, perché sapevo che era un film che prendeva spunto dal tema delle migrazioni.
Ed è proprio quando le aspettative sono alte che si hanno le delusioni più grandi. Durante il film, come un’innamorata che non accetta di guardare in facci al realtà, cercavo di dirmi e di autoconvincermi che il film non mi stava piacendo perché ero stanca, provata dai giorni di festival, che era comunque lo stile asciutto e corposo di testo di Olmi. Ma scrivendo a mente fredda il giorno dopo, non posso non ammettere che il film non mi è piaciuto. Certo, ci sono centinaia di spunti di riflessione per quello che ho definito un Orto degli ulivi cinematografico, ma più che un film mi è sembrato si trattasse dell’illustrazione per immagini di una esegesi biblica.
Importanti e interessanti le riflessioni citate o messe in bocca ai vari personaggi, su testi di Ravasi e Claudio Magris, ma un testo è un testo e non basta a fare un buon film. La ricerca estetica finalizzata al simbolismo, che tanto mi piace e che ha trovato in passato espressioni mirabili, penso ad esempio ai film di Kieslowski, qui mi è sembrata artificiosa, troppo voluta e ricercata e troppo esibita. O meglio, esibita al punto di riuscirne a vedere tutte le intenzioni del regista anziché gli effetti. Comunque un film che può essere frutto di riflessioni e di discussioni. Forse da rivedere a festival terminato.
A seguire ho assistito alla conferenza stampa di Pippo Delbono. Un artista nel senso forse più puro e straniante del termine, che pensa al cinema come qualcosa che deve distruggere la regola, perché “altrimenti si diventa berlusconiani nello sguardo”. Un salto alla Sala Incontri Excelsior per l’incontro sugli Schermi di qualità e poi via di corsa verso la mia seconda casa, la Sala Perla, dove ho visto un corto del regista armeno Pelesjan e a seguire il film che Pietro Marcello ha girato su di lui, con lui, sulla sua vita, il suo cinema, i suoi maestri., Il silenzio di Pelesjan. Una lezione di storia del cinema, per colmare un vuoto di conoscenza. Molto interessante, spero di poter approfondire il discorso, confidando nella presenza alla proiezione di Enrico Grezzi, e del fatto che dunque ci farà vedere il cinema di questo autore nel suo fuori orario.
A seguire il film, anzi, documentario, che più mi è piaciuto della sezione Orizzonti finora, cioè Would you have sex with an Arab? di Yolande Zauberman. Un modo originale e in fondo semplice di parlare di Palestina e Issale e attraverso una domanda che corre alle orecchie dei giovani di Tel Aviv che vivono la notte. Nelle discoteche, per le strade, alle feste, una semplice domanda porta il discorso sulla situazione arabo-israeliana. Così come viene chiesto agli arabi, nel film, se farebbero sesso con un israeliano. Molto, molto interessante, ascoltare le risposte, vedere le reazioni, che sono anche legate al proprio essere uomo o donna, nel modo di escludere o meno che esista la possibilità. La politica entra o no nel letto? Le risposte negativa sono per la maggior parte date dalle donne, perché forse il loro modo di intendere il sesso è più cerebrale. Gli uomini si danno un tono, vantandosi quasi tutti di averlo fatto, perché in fondo è solo sesso e tutto il resto, per un notte non conta. Ma sarà vero? Da vedere.
E dopo la prima cena vera, seduta in ristorante a mangiare baccalà mantecato, è stata la volta di un film portoghese, Cisne. Un film stralunato, oserei dire, fondamentalmente sulle solitudini degli uomini contemporanei e sulle aberrazioni che raggiungono per colmare i propri vuoti. Abbastanza incoerente nel suo svolgersi, con eccessi un po’ da copione, nel tentativo di fare un film asciutto e molto cerebrale. Troppo, nel suo sforzo di esserlo.
Al quinto film della giornata, dopo le prime 10 scene in cui erano già morti di spada almeno 5 cavalieri cinesi in costume, mi sono rifiutata di proseguire, e la mia prematura uscita dalla sala ha fatto in modo che conoscessi due simpaticissime cinefile doc, Loredana e Donatella, amiche della maschera che ha ormai vinto il premio simpatia di tutto il festival, cioè Surenil (o qualcosa del genere, scusa, era troppo tardi ieri sera!!). Ma vi lascio, un’altra lunga giornata mi attende!!
Vi dico solo che questa mattina al film della Comencini ho fatto il pieno: seduta accanto alla De Tassisi e alla Di Gregorio, all’uscita ero davanti al mitico Caprara che parlava con Ornella Sgroi. Curiosi di sapere del film? Dovete attendere domani!! Anche perchè sto per entrare alla conferenza stampa , e spero di avere cose interessanti da riportare.

lunedì 5 settembre 2011

Quinto giorno dal Lido - Io sono Li

Oggi è stata una giornata piovosa, grigia, che si è ripresa solo a metà strada. Ma questo non mi ha impedito di essere presente all'appello, alle ore 9, nella Sala Perla, dove ormai sto trascorrendo le mie giornate, tanto che ho familiarizzato con gli addetti alla sicurezza e all'ingresso e stasera ci confrontavamo bellamente sui film della sezione!! Calcio d'inizio con The Invader, di Nicoleas Provost. Ambientato a Bruxelles racocnta la storia di un immigrato clandestino, Amadou, che si invaghisce di una donna bella e di successo, sperando che possa anche aiutarlo ad emergere dal mondo di clandestinità in cui è costretto a vivere e che lo costringe a presentarsi per quello che non è. Ma la donna, impersonata da Stefania Rocca, dopo un primo cedimento al puro godimento sessuale, scropre l'inganno, scopre la vera identità dell'uomo, che comincia ad essere anche piuttosto ossessivo, e tutto va nel perggiore dei modi, facendo esplodere la rabbia e la violenza di Amadou. Mi hanno molto colpito le scene iniziale che potremmo definire di video-arte, e comunque una scelta stilistica particolare per gli edifici, le linee, tutto molto moderno, grandi vetrate che stanno quasi a rappresentare fisicamente anche l'occhio della telecamera che passa attraverso di esse per scrutare nelle vite dei protagonisti. Qualche incoerenza di sceneggiatura, un film che sembra non compiuto, ma che, paragonato ad altri della sezione, ha qualche carta in più.
La mattinata è proseguita con Cavalli, un film italiano, preceduto dal corto “Prove per un naufragio della parola” di Elisabetta Sgarbi. Il corto mi è piaciuto tantissimo, d'altronde aveva tutti gli elementi: Fabrizio Gifuni e Sonia Bergamasco interpreti, le musiche di Battiato con una splendida Canzone dell'amore perduto sui titoli di coda...insomma, grande entusiamo.
E poi il baratro. Il film Cavalli. Mi dispiace dirlo, ma l'ho trovato orribile, davvero al di sotto di ogni minimo livello di accettabilità. Come lo ha definito il nostro Mario di Farnese CinemaLab, uno spaghetti “scotti” western, dove a bollire troppo e scuocersi sono state sia la sceneggiatura che la regia che tutto il resto. Non si capisce bene l'epoca, l'ambientazione geografica (si parla di un confine sulla montagna, ma se si tratta di Italia, come mai i protagonisti parlano tutti un mezzo romano?), siamo comunque nell'800 e uno dei protagonisti porta la sua fidanzata all'osteria come se fosse la cosa più naturale del mondo, per far parlare un padre e un figlio che non lo hanno mai fatto (e i padri dell'epoca non credo cambiassero in fin di vita)...quattro cavalli uccisi, tutte le disgrazie possibili a catena, o con quelle che in gergo si chiamano le telefonate (cioè eventi che si concatenano, si rimandano l'un l'altro per reggere una storia che non c'è!). Tutto talmente e banalmente prevedibile che avremmo potuto fare scommesse in sala. E poi un padre morente che poi si rimette in piedi per morire poco dopo, un rancore covato che si scatena solo in seguito ad un incontro casuale....e potrei continuare per ore per distruggere pezzetto per pezzetto l'impianto narrativo, che non regge. A mezz'ora dalla fine quasi tutto il pubblico dietro di me pregava perchè lo strazio finisse. Da perdere.
Il pomeriggio ha avuto invece una svolta poetica. Io sono Li è il nuovo film di Andrea Segre. Mi è piaciuto molto, una bella storia che racconta dell'incontro di due mondi, quello di un gruppo di pescatori di Chioggia, e quello di Shung Li, una ragazza cinese che lavora in un bar. L'assidua frequentazione del bar da parte del gruppo di pescatori porta Shung Li a familiarizzare soprattutto con uno di essi, Bepi, il poeta, perchè è forse quello più disposto a scroprire il mondo che Shung Li porta dentro di sé. Un rapporto delicato, pieno di tenerezza, di poesia, che però viene interrotto dalla brusca realtà in cui si trova la ragazza, costretta a sottostare alle regole dettate dai suoi padroni, che non vogliono familiarità con gli italiani. Il rapporto viene troncato bruscamente, così come forse lo è il film, nel senso che la svolta finale è forse affrettata e non ben delineata come avrebbe dovuto. Ma è piccola pecca di fronte alla bella interpretazione della protagonista, e alla delicatezza e dolcezza di un film che però sa anche parlare della contemporaneità e dei suoi problemi più scottanti.
Dopo una breve pausa e una bella chiacchierata con Giuliana, del mitico cinema Edera di Treviso, mi sono tuffata in una nuova proiezione, Amore Carne, di Pippo Delbono. Un film speciale, sicuramente non convenzionale, ma un viaggio attraverso la vita, la morte, i percorsi dell'una e dell'altra, i percorsi dell'arte, le chiacchierate, gli alberghi, la madre, un parabrezza che apre il campo alla strada da percorrere, il tutto con la voce di quello straordinario attore e rgeista che è Delbono. Circondato dalla sua compagnia, che è un mondo, sottolineato da splendide musiche che danno l'idea del montaggio, è un film, un documentario, un'autointervista, un diario, insomma un viaggio da percorrere con un artista e il suo e nostro mondo. Intenso, bello, ma per palati fini. Astenersi perditempo o aficionados film commerciali.
A domani!!

Quarto giorno dal Lido - Scommettiamo sul Dark Horse

Il quarto giorno si è aperto con un film che attendevo da molto tempo, si può dire un anno. Sto parlando di Terraferma di Crialese. Avrei dovuto scriverne subito, perché i pareri che ho sentito intorno a me contrastano con la mia idea, e mi fanno riflettere. Dovete sapere che vedere un film ad un festival non è la stessa cosa che vederlo in sala. I motivi sono tanti: la stanchezza infinita con cui ci si trascina da una proiezione all’altra, l’overdose da immagini che cambia la percezione, le soglie di tolleranza e ovviamente tutto ciò influisce sull’idea che ci si fa di un film. Non voglio dire che le impressioni che vi ho scritto e continuerò a scrivere non siano vere, ma a volte posso subire aggiustamenti con il tempo. Allora, uscita dalla proiezione, la mia istintiva impressione era quella di un film positivo, che mi ha preso e mi è piaciuto. Sicuramente il confronto con i precedenti film dello stesso regista lo rende perdente. Questo è un film meno artistico, meno ricercato, ma per questo forse più accessibile ad una platea allargata e come detto dal regista in conferenza stampa, volutamente semplice, “fatto per il mio pubblico ideale, cioè un bambino di 7 anni.” Il regista ha anche fortemente sottolineato di non fare “film per tema o tesi…ma un film è una storia. (…) C’è una grande dignità e lezione di vita nelle persone che vivono la tragica esperienza degli sbarchi e la risposta dello stato è inadeguata. Lasciar morire gente in mezzo al mare è segno di grande inciviltà. (…) C’è un problema di rotta, di direzione morale. Il mio pescatore la rotta la sa e ce l’ha, la sua direzione morale. Il finale con la barca sola in mezzo al mare, in balia delle onde, ci dice che i protagonisti sono soli, non sanno dopo dove andare, perché non c’è una comunità intorno che li guidi fino alla loro terraferma.” La polemica con una giornalista che accusava il film di ambiguità sulla reale punibilità dei pescatori che raccolgono “clandestini” dal mare è stata molto accesa e vibrante, altrettanto quella con chi, di segno opposto, ha accusato il film di essere troppo poco polemico nei confronti delle istituzioni. Io ho visto il film come il racconto di una grande confusione. I protagonisti non hanno le idee chiare su come comportarsi di fronte a quanto vivono, perché anch’essi sono alla ricerca della loro terraferma. Una storia di poveri che incontrano altri più poveri di loro. E la tanto contestata scena della barca con i turisti che ballano secondo me è la giustapposizione di due mondi che sembrano coesistere nello stesso luogo, diametralmente opposti, ignorandosi a vicenda. Non mi resta che lasciare a voi giudizi e discussioni e ne riparliamo dopo che avrete visto il film. Dopo un veloce pranzo consumato al volo mentre camminavo verso il Palabiennale, si è presentata ai miei occhi la grande delusione del festival. Il film della Satrapi, Pollo alle prugne, con il tanto adorato Amalric, non è mi è proprio piaciuto. Gli ingredienti potevano esserci tutti. Autrice, attore, l’animazione. Quello che ne è venuto fuori, a mio parere, è una favoletta mal riuscita, che sembra più un polpettone in salsa acida che un gustoso e dolce pollo alle prugne. E non basta prendere un attore bravo come Amalric, brave attrici, mettere qua e là dell’animazione, per dare quel tocco stralunato, romantico, e ironico che poteva avere un film quale Ameliè, a cui il film sembra volersi ispirare, almeno nei toni. Mia stanchezza personale a parte, sicuramente il film non è all’altezza di quanto ci si aspettava dall’autrice di Persepolis. Il pomeriggio mi ha visto ligia a miei doveri istituzionali di giurata, con la visione di I’m Carolyn Parker: The Good, The Mad and the Beautiful. Un film che racconta la testimonianza di una sopravvissuta dell’uragano Kathrina e della storia della ricostruzione della sua casa, delle sue battaglie per la ricostruzione della chiesa. Interessante, la protagonista davvero simpatica, ma, come al solito, troppo lungo. Il tocco finale della giornata è stato il film di Solondz, Dark Horse. Per fortuna una conferma. Con la sua ironia, i suoi personaggi stralunati, le battute ciniche e l’aria di raccontare un pianeta diverso, Solondz è riuscito ancora una volta a soddisfare le attese. Coerente con sé stesso, il film è tragicamente divertente mentre racconta il disagio, la tragedia che solo la solitudine, la mancanza di ascolto e la grettezza umana è in grado di generare. Da vedere, con precauzioni d’uso per chi non ha mai avuto un contatto ravvicinato con Solondz. Avrei dovuto vedere anche The Invader, ma non sono riuscita ad entrare in sala… la rabbia e la frustrazione della serata sono per fortuna sbollite, e pertanto vi rimando a stanotte per il resoconto di questa quinta giornata al Lido!

domenica 4 settembre 2011

Terzo giorno dal Lido - Toutes nos envies

Vi sarete chiesti: ma che fine ha fatto il resoconto giornaliero? Beh, ieri la giornata ha avuto una durata che si estesa oltre le 24 ore, e dunque, rienrata a casa alle 3 del mattino dopo la proiezione di mezzanotte (che è cominciata all'una meno un quarto, causa tappeto rosso, foto e autografi di James Franco), non mi sembrava il caso di mettermi a scrivere...anche perchè la sveglia è suonata implacabile anche questa mattina, e quindi con ben 4 ore totali di sonno ho trascorso una calda e faticosa domenica! Ma andiamo per ordine.

La giornata di sabato è stata ricca. Si è aperta alle 9 con il film di Cronenberg, A dangerous method. Un film fatto bene, belle scene, belle inquadrature, bravi gli attori, ma che ti lascia alquanto indifferente. Così è successo a me, ma a quanto ho potuto sentire dai commenti, unanime la delusione di un tocco in più che è sembrato mancare. Diciamo che si lascia guardare vista la presenza di Fassbendere e Viggo! Dopo un'ora di fila in biglietteria per prendere il fantomatico coupon gratutio della proiezione di mezzanotte, eccomi proiettata in Thailanda, con il film Lung Neaw Visits His Neighbours Ho pensato a tutti i miei amici che mi prendono in giro per i film particolari che di solito vedo. Dopo 20 minuti in cui il nostro protagonista raccoglieva fili d'erba dentro uno stagno, senza parlare, e un successivo barbecue con arrosto di serpente, il mio stomaco si è rifiutato di andare oltre. Ma il risvolto positivo di questa prematura uscita dalla sala è stato il poter assistere alla conferenza stampa del film di Sodebergh e soprattutto della Satrapi. Perchè il protagonista del film Pollo alle prugne non è altri che il mio tanto adorato Matthieu Amalric e me lo sono trovato davanti, bello come il sole (lo so, lo so, non è bello ma la sua bravura e intelligenza sono tali che ai miei occhi è più bello di Brad Pitt, e sicuramente molto ma molto più affascinante!!), e con quella vivacità nello sguardo che non riesce a lasciarmi indifferente. L'ho fotografato, registrato con il telefonino mentre parlava, e alla fine gli ho stretto la mano e avuto il suo autografo. Più di così!! Quindi, felice come una Pasqua, dopo un veloce pranzo (la cosa va rimarcata perchè qui manca anche il tempo di ricordarsi di mangiare!) mi sono apprestata a fare l'ennesima fila per assistere a quello che reputo uno dei film più belli visti finora. Sto parlando di Toutes nos envies, tutti i nostri desideri, il nuovo film di Philippe Lloiret. Cosa dire? Drammatico ma mai pietistico, con una sala allo stremo delle lacrime ma senza essere lacrimevole, intenso, profondo, commovente, vero, un film che, come ha giustamente detto una spettatrice, rivolgendo una domanda al regista nel dibattito post film, ha un ingrediente in più come un po' tutti i film di Lloiret. Vi riporto alcune parole del regista (ascoltate con le mie orecchie!): “ Il cinema è la vita e la vita è fatta di incontri. Ma intorno a questi incontri c'è la situazione sociale e quella del debito è una realtà di oggi.(...) L'ingrediente segreto è forse l'energia, una questione di energia, ed è il mio istinto quello di cercare di tira fuori l'energia di e con gli attori. Le scene di questo film sono al chiuso, in casa, in macchina, in ospedale, ma un viso può essere tanto significativo quanto un panorama.(...) Ho la certezza di raccontare una storia in cui credo.” Un commosso Boris Sollazzo ha poi sottolineato quanto belle siano le immagini di sport inserite nel film. Insomma, si è aggiunto a tutti gli altri il desiderio di vedere questo film?

Dopo un breve pit-stop per una doccia, e un incontro da film con un Filippo Timi che correva alla disperata e il mio istinto di chiamarlo a gran voce per nome, facendo in modo che girasse la testa pur continuando a correre in altre direzione, ecco altre due proiezioni in serata. The orator, la storia di una famiglia samoana e le difficoltà di far ascoltare la propria voce da parte del protagonista, visto il suo essere un nano. Una storia di perdono, di amore, di tradizioni, di coraggio. Intenso, un po' troppo lungo, ma molto interessante e di grande tenerezza.

Per concludere il film di James Franco, SAL, sulla tragica fine dell'attore Sal Mineo. Un bel film, molto interessante, con una grande prova d'attore, che ha la sola pecca di essere un po' troppo insistito in alcuni punti, e quindi troppo lungo (forse anche la stanchezza e l'orario hanno Giustificacontribuito a questa sensazione). Mi è piaciuta la capacità di rappresentare le diverse sfaccettature dell'uomo, del personaggio. Una bella regia, bravo James! Ora vi lascio perchè la sveglia è implacabile domani mattina, ma considerate lo sfasamento con cui vi scrivo come un fuso orario...al lido le ore corrono davvero in modo diverso dal resto del mondo!


venerdì 2 settembre 2011

Secondo giorno dal Lido - Scialla!


La seconda giornata al Lido non è cominciata nel migliore dei modi e questo perchè non sono riuscita ad entrare alla proiezione delle 9 del film di Cronenberg. Perchè? Perchè l'organizzazione di questo festival è veramente pessima, e degli zelanti addetti alla sicurezza, una volta spente le luci, anche se ci sono posti vuoti, e c'è gente fuori in fila, non fanno più entrare nessuno. Ma la cosa è grave non perchè si perde un film, ma perchè le persone che alle 9 di mattina sono in fila per vederlo sono lì per lavoro, e non per godersi la vita. Devono poi scrivere, vedere altri film, correre da una parte all'altra e la perdita di una proiezione crea non pochi problemi. Non voglio fare paragoni con Cannes, ma diamine, qui non riescono neanche a contare le persone che entrano in una sala da 500 posti, lì ne entravano ed uscivano 2500 ogni due ore,in una delle sale, senza intoppi o ritardi!! Ma perchè dobbiamo sempre farci riconoscere in negativo? Non vi dico poi le assurdità e la pomposità dell'addetto!! Comunque, nonostante tutto, i film visti oggi sono stati 5, quindi passiamoli in rassegna. Intanto la sorpresa di Scialla. Non mi aspettavo granchè, perchè il film viene presentato come l'ennesimo film generazionale, e invece devo dire che è davvero una bella commedia, con bravi attori, i toni giusti, la giusta armonia tra i momenti più ridanciani e quelli più teneri, che però sono accennati in maniera delicata, senza insistenze. Insomma, un tocco leggero nel raccontare una bella storia di un padre, di un figlio, della scuola, delle giovani generazioni di oggi e di quelle di ieri, senza però scadere. Uno strepitoso Bentivoglio e un sorprendente Filippo Scicchitano , che ha quella faccia da schiaffi che non può non suscitare simpatia. Allegra, misurata, ben recitata. Insomma, una bella sorpresa da Controcampo italiano. Dopo un veloce pranzo con Sunil, che ho conosciuto oggi, e che frequenta un laboratorio di montaggio dedicato ai giovani, un saluto a Ugo Gregoretti per complimentarmi del suo episodio reportage in Scossa, ecco la volta della sezione Orizzonti. Alle 1430 un film russo, Birmingham Ornament. Prendete due giornalisti televisi che recitano notizie senza senso, o meglio frasi surreali collegate a poetiche sconosciute, mescolate con una cantautore russo che ci racconta a mo' di stornello la storia di un ragazzino ebreo in un mondo di nazisti da capelli rossi che lo inseguono vestiti da poliziotti, aggiungete un lungo racconto intervista ad un deportato russo che racconta la terribile esperienza della sua famiglia, e spruzzate qua e là con suonatori di strumenti a corda da tutto il mondo, manifestanti di amsterdam, barboni filosofiu di Berlino, che proclamano che la convenzione è convinzione nel regno del gatto morto. Qusto è il film, e se non avete capito niente, beh...allora è come se lo aveste visto!! Ma vi soprenderà sapere che mi è piaciuto molto e che ho riso davvero di gusto. L'assurdo e il surreale, se ben fatti, sono meglio del vero o ver rosimile!!Certamente un film di nicchia!! A seguire Whore's glory. Un film che ti sferra un pugno nello stomaco, un viaggio nel mondo a raccontare le storie di prostituzione della Thailandia, del Bangladesh e del Messico. Realtà che vorresti false, ma che invece ti sbattono prepotentemente in faccia la loro tragica verità di esistenza, di brutalità, di animalità degli istinti e della mancanza di scelta della disperazione. Un film durissimo, che interroga e inquieta.A seguire nuova pausa italiana. Si tratta di Cose dell'altro mondo, il film di Patierno, con Abatantuono, Mastrandrea e la Lodovini. Se ne è tanto discusso, ma vorrei sorvolare su questo punto. Quello che conta è che il film è gradevole, racconta una sua verità, sceglie un taglio ironico per parlare di immigrazione e dei problemi di convivenza che esistono nelle realtà italiane, e suscita qualche domanda e riflessione. Mi è sembrato un po' troppo sopra le righe la recitazione e il personaggio di Abantantuono, perchè mi pare calchi la mano sul personaggio che ha fatto di sé stesso in generale, nel suo presentarsi al pubblico, ed è anche molto poco credibile nel suo finto accento veneto, ma a parte questo ci sono momenti di vera ilarità, e un Mastrandrea in splendida forma che dà quei tocchi di dissacrazione, e anche un pizzico di cinismo, che danno al film un più giusto equilibrio nei toni. Da vedere. La serata è proseguita con altri due film della sezione Orizzonti. Vorrei sinceramente sorvolare su Hail (sono uscita prima della fine, e questo la dice lunga) e solo raccontarvi che l'ultimo film della serata era Le petit Poucet che non è altri che Pollicino. Bene, mi sono detta, finalmente una favola!! Mai previsione più sbagliata! La storia è quella della favola ma è stata resa con tale crudeltà e vivacità nei dettagli più sanguinolenti da fare invidia ad un Tarantino. Insomma, oserei definire la sezione Orizzonti “sanguinaria”-pulp! A domani!

giovedì 1 settembre 2011

Primo giorno dalla laguna - Carnage over the top!


Come promesso, vi scrivo dalla laguna, nel momento in cui un giorno, il primo giorno della mia presenza alla Mostra del Cinema, sta per terminare, per dirla alla Marzullo! Oggi sono stata tempestata di telefonate, sms, e-mail, di persone, anche insospettabili, che mi chiedevano:”Hai visto George (Clooney, per chi non fosse di questo pianeta!,ndr)? Hai visto Madonna?”. No, non li ho visti, e devo essere sincera non li ho neanche cercati...ma se incontrerò qualche più o meno VIP, state certi che ve ne darò conto. Ma passiamo alla sostanza, cioè al bottino di questo primo giorno. Due film fuori concorso, uno della sezione orizzonti e uno in concorso.
Dopo aver ritirato l'accredito, ho incontrato per caso (qui al Lido è la norma, oggi sembrava fossi tornata a casa, tanti gli incontri!) due amiche di Roma, e mi sono accodata per vedere insieme a loro il film di Madonna, W.E. Sono contenta di averlo visto solo per poter dire la mia senza essere tacciata di snobismo, di pregiudizio. Il film l'ho trovato molto noioso. La trama non esiste, o meglio, quel poco che esiste è intuibile, in tutti I suoi dettagli, fin dai primi momenti. Tutti i raccordi tra le storie, quella presente e quella passata, sono banali, scontati, talmente vistosi e ridondanti da diventare quasi fastidiosi. Le immagini sono belle, ma la domanda di fondo è: sarà mai andata Madonna sul set? Quello è un film che è stato fatto fondamentalmente dal direttore della fotografia, o che poteva comunque essere fatto semplicemente dagli operatori. Tutto molto glamour, case bellissime, anche la casa di quello che doveva essere il povero di turno, lo sfigato, è bella come non mai, con pianoforte a coda, quadri alle pareti con pietre a vista, libri di poesia disseminati ovunque, ed ovviamente lo sfigato di turno è un uomo affascinante, sensuale, che ha una storia lacrimevole alle spalle essendo un intellettuale russo emigrato negli Stati Uniti e ridotto a fare il sorvegliante. Da Sotheby, si intende, mica un lavoro qualsiasi!! Non è riuscito a coinvolgermi, l'ho trovato noioso, con l'intento di utilizzare, ma senza pregio e originalità, lo stile estetizzante di un film come A single man, di Tom Ford, tanto che infatti la colonna sonora è stata scritta dallo stesso compositore dell'altro film.
Il secondo film che ho visto è stato Scossa. Un film ad espisodi, quattro per la precisione, Maselli, Lizzani, Russo e Gregoretti. Un film serio, sul terremoto di Messina del 1898, ma più in generale sui mali che affliggono l'Italia da 150 anni, cioè da quando esiste. Un film non facile, in cui però spiccano alcune perle. Intanto mi è piaciuta molto la trovata di Gregoretti di raccontare la storia a mo' di reportage fatto da un attore, Paolo Briguglia, che impersona il cronista dell'epoca. Bellissimo il finale, da vedere. Ma l'episodio che ha riscosso maggior successo tra il pubblico in sala è il quarto, quello di Russo, in cui viene narrata l'Italia che dal 1898 ad oggi trova sempre un motivo per inneggiare ad una vittoria, quale che sia, con tanto di bandiera e banda al seguito, mentre intorno tante sarebbero le sconfitte quotidiane su cui versare lacrime. Il tutto raccontato con grande ironia e leggerezza, che lasciano però il peso di un'amara riflessione.
Il terzo film appartiene alla categoria che sarà oggetto del mio giudizio, cioè alla sezione Orizzonti, e si tratta di Photographic Memory. Un padre regista, con l'ossessione, direi io, di riprendere la vita dei propri figli, è alle prese con i problemi del figlio adolescente. Per capire il figlio si interroga sul proprio passato di giovane e di adolescente e ci propina un viaggio a ritroso sui luoghi che lo hanno visto tale. Pretestuoso, noioso, anche spiacevole anche per la messa in mostra, esagerata per alcune cose, parziale per altre, del proprio privato.
The last but not the least. Il miglior film della giornata (ma non solo, ne sono certa!). 79 minuti di puro godimento cinematografico. Sto parlando del film di Polanski, Carnage. Grande su tutta la linea, testi, sceneggiatura, recitazione, regia....risate, più o meno amare, in cui ci si confronta con gli stereotipi ma anche le verità sugli uomini, sulle donne, sulle coppie, sul matrimonio, i figli, la società civile, etc..Spettacolare la prova di Waltz, ma grandiosi anche gli altri, è un film da non perdere, specialmente se siete sposati...guardare per credere!! E uscendo ripetevamo le battute migliori, ridendone ancora di cuore!! Caldamente consigliato!! Per oggi può bastare, domani mattina colazione con il film di Cronenberg alle ore 9!