Dopo un lauto pranzo domenicale da Scarso, con la bella e ridanciana compagnia di Surinder, Morris, Donatella e Loredana, è stata la volta di Clarisse, un documentario della Cavani girato nel convento delle clarisse di Urbino, con cui discute della loro vita, ma, anche e soprattutto, con esiti sorprendenti, della condizione della donna e del suo ruolo nella Chiesa. Sorprendenti, comunque, fino ad un certo punto, perché non ci si deve mai lasciar guidare dagli stereotipi, e quindi pensare alle suore come donne con una mentalità arretrata o censurata dal loro essere consacrate. Una testimonianza viva, bella, sincera, che fa davvero piacere ascoltare. "Siamo considerate inutili, perchè la preghiera è ritenuta inutile; è un'azione potente ma apparentemente senza potenza."
Fuggita dal film di Gitai, ma perché tutto parlato, essendo una testimonianza, che non potevo reggere dopo il pranzo da Scarso, mi sono poi concessa una pausa, per proseguire con il francese Cherchez Hortense, di Pascal Bonitzer, consigliato da molti. Una commedia con tante sfaccettature, molto ben scritta, ben recitata e ben diretta, che è stato davvero piacevole guardare nel pomeriggio in cui sono arrivati i primi cedimenti di stanchezza. Ve ne lascio una battuta. Durante un pranzo in cui, attraverso gli atteggiamenti che il padre ha nei confronti del cameriere, il figlio scopre, lui cinquantenne, che il padre ottantenne è gay, alla domanda diretta il padre risponde: "Non mi piacciono i ghetti identitatri ridicoli!".
Purtroppo non così è stato per il film successivo, Outrage Beyond di Kitano. Lo so, sento già i miei colleghi che mi dicono “ te lo dovevi aspettare, è un film giapponese”, ma questa è una lunga storia che nasce dalle nostre esperienze quotidiane, e che niente dovrebbe avere a che fare con il cinema! E invece! Ammetto il mio limite, ma sebbene riesca ad apprezzare la bravura della messinscena, della direzione, non così accade per il film nel complesso, e non riesco mai a capire se si tratta di me, o del valore del film. Poi sentire tutto il tempo l’eco delle voci di Tokito (per dirne uno, per chi lo conosce!) aveva un suo macabro aspetto di ricordarmi che la prossima settimana devono tornare in ufficio, ferie finite! Quindi, mi astengo dal giudizio, dichiarando la mia insofferenza per le due ore che ho vissuto in compagnia di questo film.
Per fortuna, e avevo già avuto rassicurazioni in merito da
chi lo aveva visto, la serata si è conclusa con il film della Bier, All you need is love. Bier, devo dire, che avevo trovato sopravvalutata
nel suo film precedente, e quindi temevo il peggio. Invece si tratta di un film
che si lascia guardare piacevolmente, senza infamia e senza lode, con contorno
di limoni, sole, mare, amore, Sorrento, e ovviamente mandolini, colpi di scena
(se vogliamo così chiamarli), happy end e un Pierce Brosnan che mette in mostra
sia la sua beltà che la sua pancia, ma credo, mostrata senza infingimenti
perché prevista da copione! Come a me ha mostrato la sua stempiatura! Ma anche il suo bel sorriso!
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