La giornata si è aperta con una ventata di allegria. Quella portata sulle mie labbra e su quelle di una sala piegata in due dalle risate per la favola surreale che è The Fairy, La Fèe, una commedia divertente, strampalata come i suoi protagonisti, allegra come i colori della fotografia, semplice come le comiche, ma mai banale. Un Solonodtz allegro, osereri dire! Un film a sei mani, visto che i registi sono anche i tre attori principali, Dom, Fiona e Bruno, cioè Abel, Gordon e Romy. Sei mani che disegnano un cane in una valigia, una donna che si dà il rossetto mentre corre inseguita da una commessa, un appuntamento al bar "L'amour flou", un balletto sott'acqua, una "What's a difference a day makes" che viene sempre interrotta e "Youkali is the land of your desires, is happyness and dreams...but Youkali does not exist!" E un pò come succede nell'Illusionista (di Chomet, ndr), la conclusione scritta sulla lavagna è che "Les fèes n'existant pas", "the fairies do not exist". Ma per fortuna c'è sempre tempo per esprimere il terzo desiderio! Come dice Fiona: "Take your time!"...
Piccolo intermezzo per la prima riunione della giuria di cui faccio parte, quella dell'Europa Cinemas Label all'interno della Quinzaine (che emozione, posso dire di essere una collega di De Niro, in questa Cannes 2011!) e poi di nuovo di corsa verso un'altra proiezione!
Il secondo film della giornata è un film del concorso principale (il precedente è della Quinzaine des Realisateur), We need to talk about Kevin di Lynne Ramsay. Ho scelto di vederlo perchè c'era qualcosa nel titolo che mi sembrava familiare. Vedendo il film ho capito cosa! Ho letto il libro da cui è tratto! Man mano che la storia andava avanti mi dicevo: ma come mai conosco già questa storia? Il film, come il libro, è drammatico. Una storia dura, difficile, complessa, che è stata resa attraverso continui salti temporali, come accade nel libro ma anche come piace fare oggigiorno al cinema. E forse l'unica cosa da riproverare al film è questa, quella ricerca di modernità, di originalità, spesso affidata ai salti temporali continui, a visioni non lineari, a immagini evocvative, come quella dell'ovulo fecondato per raccontare una gravidanza. Già visto troppe volte, una scelta un pò scontata. Invece il resto del film, specialmente nella seconda parte, lentamente si compone insieme ai pezzi della storia, cresce la tensione, e il finale, con il suo precipitare nell'abisso della tragedia, lascia spiazzati coloro che non sanno tutta la storia (ho sentito le esclamazioni dei presenti in sala!). Tilda Swinton sempre superba nelle sua interpretazione, circondata da un'ottimo cast e da un Kevin, da piccolo, a dir poco impressionante!
Avrei volentieri raccontato il terzo film che avevo in programma di vedere, Restless di Gus Van Sant, ma dopo un'ora di fila non sono riuscita ad entrare...anche questo fa parte del gioco: troppi appassionati di cinema tutti insieme!! Ma va bene così, il programma di domani è talmente fitto che un pò di riposo stasera va benissimo, soprattutto per scrivervi questo lungo resoconto!
Elena Mascioli per Farnese CinemaLab
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