Wenders mi regala un ritratto vivente di Pina Bausch, attraverso le parole e i gesti della sua compagnia teatrale, a Wuppertal, orfana della propria geniale maestra. Pina, un corpo apparentemente governato da un demone, dagli elementi, trascinato spinto spezzato ricomposto da una calma furia espressiva. E su questo corpo due occhi e un sorriso caldo, per i propri discepoli danzatori innamorati. Un bel documentario, a cui nulla aggiunge il 3D e a cui nulla aggiunge Wenders. Come un documentario possa trascendere nel film d'autore e il 3D piegarsi a reale risorsa conoscitiva... beh, questo me lo ha mostrato Herzog. Ma questa è un'altra storia...
Da Cannes Mario Cirillo per Farnese CinemaLab
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